Le tipologie di giustizia
La percezione di giustizia è influenzata da tre fattori fondamentali: dalla distribuzione delle risorse, dalle procedure utilizzate a questo scopo e dalle relazioni interpersonali tra i membri. È dunque fondamentale tener conto di tre tipi principali di giustizia organizzativa:
- La giustizia distributiva riguarda l’equità della ripartizione di beni materiali e morali in un’organizzazione. Un esempio di questo tipo di giustizia si ha quando c’è proporzionalità tra salario di ogni lavoratore e il suo contributo;
- La giustizia procedurale si concentra sulla correttezza delle procedure che hanno determinato una scelta. L’equità è determinata dalla distribuzione del controllo tra lavoratori e chi decide: le procedure più eque saranno quelle in cui i collaboratori hanno maggior controllo sulla procedura e/o sulla decisione (es. possibilità di esprimere la loro opinione);
- La giustizia relazionale si focalizza sulla qualità dell’interazione e sulla comunicazione nel posto di lavoro, sia tra manager e collaboratori sia tra i membri stessi del team. La giustizia relazionale include una relazione onesta e veritiera, il rispetto dei diritti e della dignità delle persone e la giustificazione delle decisioni prese.
Le conseguenze dell’iniquità
L’iniquità e l’ingiustizia fanno sì che i lavoratori siano insoddisfatti in una misura proporzionale alla quantità di disuguaglianza percepita. Ma soprattutto cercheranno di ristabilire a ogni costo l’equità, mettendo in atto differenti strategie che si riveleranno controproducenti per loro e per l’azienda.
Diversi studi hanno dimostrato come la causa di forza maggiore che porta i lavoratori ad aumentare o diminuire la produttività è la relazione che c’è tra il loro compenso e le loro competenze. Se ritengono di essere sottostimati rispetto alle capacità che hanno allora diminuiscono la propria produttività sul lavoro; al contrario se ritengono di essere eccessivamente pagati aumentano la propria produttività.
Ma anche le percezioni cognitive vengono influenzate: studi empirici hanno verificato come l’ingiustizia nella vita lavorativa possa avere un effetto deleterio sulle capacità degli individui di pensare e risolvere compiti complessi. Le motivazioni di questo fenomeno possono essere attribuite alle seguenti cause: i partecipanti non si sentono motivati a dare il loro meglio durante l’esecuzione del compito oppure c’è un maggior consumo di risorse cognitive in quanto si tende a difendere il bisogno di percepire il mondo come un posto giusto.
Inoltre, è stato provato come la percezione di giustizia organizzativa riesca a contrastare la Turnover Intentions (TI), ovvero la misura che indica quanto i dipendenti di un’organizzazione abbiano intenzione di lasciare le loro posizioni e/o quanto un’azienda ha intenzione di allontanare i dipendenti. Il TI è un fenomeno insidioso che ha conseguenze negative sia per i lavoratori che per le organizzazioni, come l’assenteismo, la frustrazione, la bassa motivazione e la riduzione delle prestazioni lavorative. A livello organizzativo, il turnover di un dipendente valido e qualificato porta i risultati dell’azienda a peggiorare, alzando dall’altra parte i costi di reclutamento, selezione e formazione di nuovo personale; mentre, a livello individuale, il turnover intentions influisce sui livelli di soddisfazione, impegno, identificazione e integrazione sociale dei lavoratori.
E’ quindi intuitivo affermare come un’azienda più giusta sia anche un’azienda più performante, dinamica e soddisfacente per i lavoratori quanto per i loro responsabili. Per questo motivo è fondamentale porre grande attenzione a questi temi, in modo da garantire sempre un clima ottimale per l’azienda e per le sue persone.
Fonte:
https://professionalrecruitment.it/il-legame-tra-giustizia-e-soddisfazione-lavorativa