Sindrome di burden, il compito essenziale ma difficile del caregiver

Nella #GiornatadelMalato vogliamo dedicare uno spazio alla figura del caregiver, ruolo sociale essenziale che, per prendersi cura dell’altro, troppo spesso trascura sé stesso. Vediamo quali sono i rischi e come si può uscire dalla cosiddetta “sindrome di burden”.

Il caregiver è la persona che si prende cura di un familiare che ha bisogno di aiuto costante. Le circostanze per cui ciò accade sono diverse, ma hanno in comune un fattore principale: a un certo punto, una sola persona si ritrova sulle spalle un lavoro extra e del tutto inaspettato.

Il caregiver ha un ruolo cardine nella vita del malato e, di conseguenza, nella nostra struttura sociale. La sua presenza consente una prima gestione della malattia a livello famigliare, facilitando il compito di caregiver professionali e medici coinvolti.

Cos’è la sindrome di burden

L’importanza del ruolo incontra nella quotidianità un vero e proprio lavoro: ritrovarsi da un giorno all’altro con una persona da accudire, che diventa il focus principale della giornata e delle energie non è semplice.

Il caregiver, pertanto, avrà un sovraccarico fisico e mentale non da poco. La mancanza di tempo libero allontana dalle passioni individuali e, spesso, dai rapporti umani. Anche al lavoro si può risultare (comprensibilmente) meno concentrati e in famiglia si possono creare tensioni di diverso tipo.

Con la routine sfiancante subentrano quindi fatica cronica, sbalzi d’umore e insonnia, uniti a preoccupazione, ansia e tristezza. Si può arrivare dunque alla sindrome del caregiver, il cui quadro clinico somiglia molto allo stress da lavoro o alla sindrome da burnout. C’è quindi il rischio che nel caregiver venga a mancare la motivazione e aumenti l’irascibilità, fino ad arrivare ad atteggiamenti negativi rivolti all’assistito.

Come combattere la sindrome del caregiver

Per prendersi cura dell’altro, la prima cosa da fare è accudire sé stessi. Ecco perché evitare la sindrome del caregiver è fondamentale per proteggere le persone coinvolte.

Ecco alcuni consigli per affrontare questa delicata situazione:

  • riposare a sufficienza: dormire poco non fa risparmiare tempo, anzi, toglie energie preziose e lucidità. E ricordiamo che il riposo non dipende solo dal sonno, ma anche da momenti di pausa che vanno presi durante la giornata;
  • mangiare in modo corretto e fare attività fisica: importante in una routine normale, imprescindibile in una situazione stressante come questa;
  • mantenere le relazioni sociali: isolarsi è una tendenza comune in questi casi, ma la vicinanza di chi ci vuole bene può aiutarci a non sentirci in trappola;
  • esprimere i propri stati d’animo: che siano negative o positive, le emozioni vanno ascoltate e, soprattutto, espresse. Tenerle dentro può aumentare il nostro stress e possono causare l’allontanamento da amici, parenti e persino dalla nostra passione o dal nostro lavoro, cose per cui ci impegniamo così tanto. In questi casi, l’aiuto di un welfare specialist può rivelarsi fondamentale per ritrovare un po’ di serenità.

Fonti:
https://lamenteemeravigliosa.it/sindrome-del-caregiver-aiutare/https://lamenteemeravigliosa.it/prendetevi-cura-altri/

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