ISSIM Scenari Welfare: il work-life balance

Conciliare lavoro e vita non è un lusso: è la condizione perché persone e organizzazioni restino sane e performanti. Ma siamo davvero sicuri che, pur essendo ormai molto incoraggiato, il work-life balance sia parte integrante delle nostre vite?

Nel terzo appuntamento della nostra indagine “Scenari Welfare”, realizzata con il supporto tecnico di AstraRicerche, abbiamo voluto ascoltare direttamente le voci dei lavoratori per indagare le sfide, i punti di forza e le aspettative legate alla conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.

Work-life balance: a che punto siamo in Italia?

Conciliare l’attività lavorativa con le esigenze personali e della famiglia al di fuori dall’ambito lavorativo non è molto semplice ma nemmeno impossibile: sono pochi coloro che riescono a farlo senza difficoltà, ma più della metà degli intervistati ci riesce abbastanza bene, e un altro quarto dei rispondenti lo fa così così.

Sembra però che questo risultato sia frutto di impegno personale: dalle risposte si evince che nelle aziende manca un reale ascolto in tema di conciliazione vita-lavoro.

ISSIM cerca di colmare il gap mettendosi in ascolto: di cosa hanno bisogno di parlare oggi i lavoratori sul tema del work-life balance?

Overview dei risultati

A un primo sguardo, il work-life balance sembra un obiettivo raggiunto da una buona parte dei lavoratori: il 13,1% riesce a farlo senza difficoltà, ben il 54,9% ci riesce abbastanza bene e un altro quarto dei rispondenti lo fa così così.

Sembra però che questo risultato sia frutto di impegno personale: nelle aziende non c’è un reale ascolto da parte della direzione aziendale delle necessità e dei problemi dei lavoratori in tema di conciliazione vita-lavoro; infatti, meno della metà dichiara che ci sia molto o abbastanza (40,7%, di cui solo l’8,4% dice che ci sia molto ascolto). Il così così si attesta al 32,8% e per il 28,6% è poco o per niente presente.

Il work-life balance ora e domani

Nella specifica fase della vita che si svolge al momento dell’intervista, le difficoltà segnalate dai lavoratori mettono in luce un quadro di forte stress e preoccupazione, dove le difficoltà economiche e lavorative si intrecciano con le esigenze della vita personale. Le problematiche maggiormente segnalate sono legate alla pressione lavorativa e alla conciliazione vita-lavoro (51,3%).

Un peso importante ce l’hanno anche i timori economici per sé e per la famiglia (per le retribuzioni o altre fonti di reddito, per l’inflazione, per spese ordinarie o straordinarie, 32,1%) e quelli per il futuro lavorativo (34,1%).

Anche la mancanza di tempo emerge come un fattore critico, che impedisce alle persone di prendersi cura di sé e di gestire efficacemente le proprie responsabilità (43,8%), tra cui spiccano i problemi nel gestire la casa, la famiglia, i parenti e la difficoltà ad avere cura del benessere di corpo e mente.

Infine, le difficoltà negli spostamenti, la rigidità degli ambienti di lavoro e la cultura della reperibilità costante contribuiscono a un senso di oppressione e alla difficoltà di disconnettersi dal lavoro (27,7%).

Guardando al futuro gli intervistati esprimono una forte preoccupazione per fattori esterni come l’inflazione e la salute dei familiari, che sono in gran parte al di fuori del controllo individuale

Una nuova fase di rialzo dei prezzi, di inflazione 43,3%.

Tuttavia, anche le preoccupazioni legate alla carriera e alle dinamiche familiari sono significative, indicando la complessità delle sfide che le persone affrontano nel conciliare lavoro e vita personale.

Quali soluzioni possibili secondo i/le lavoratori/lavoratrici?

La flessibilità è la chiave per migliorare la conciliazione vita-lavoro: le persone desiderano avere la possibilità di gestire il proprio tempo in modo autonomo e di adattare il lavoro alle proprie esigenze personali. Nel dettaglio indicano come soluzioni auspicate:

  • Maggior disponibilità dell’azienda nel concedere permessi, assenze dal lavoro anche se chiesti con poco anticipo 64,2%
  • Flessibilità dell’orario di lavoro nella giornata con orari personalizzati 56,7%
  • Lavoro concentrato su 4 giorni 52,5%
  • Smartworking parziale: 2-3 giorni alla settimana a casa, 2-3 giorni nel luogo di lavoro 48,0%
  • Smartworking totale (“full remote”) 38,7%

La preferenza per lo smartworking parziale rispetto a quello totale indica che, pur apprezzando i vantaggi del lavoro da casa, molte persone sentono ancora il bisogno di interazione sociale e di una separazione fisica tra lavoro e vita privata.

Conclusioni

Tradurre questi risultati in pratica significa attivare canali di ascolto continuativi, politiche flessibili e una comunicazione semplice dei servizi disponibili. ISSIM affianca le imprese con sportelli di ascolto (in presenza e online), consulenza sul disegno del welfare e percorsi operativi per portare la conciliazione nella quotidianità di persone e team.

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