ISSIM Scenari Welfare: i giovani in azienda

Che ruolo hanno oggi i giovani nei contesti lavorativi? Come vengono percepiti all’interno delle aziende, e quali dinamiche (spesso invisibili) influiscono sul loro benessere e sulla loro soddisfazione professionale?

Nel secondo appuntamento della nostra indagine “Scenari Welfare”, realizzata con il supporto tecnico di AstraRicerche, abbiamo voluto ascoltare direttamente le voci dei lavoratori per indagare le sfide, i punti di forza e le aspettative legate alla presenza delle nuove generazioni in azienda.

Come stanno i giovani nelle aziende italiane?

Siamo partiti da una domanda inevitabile: esiste una disparità generazionale nel contesto lavorativo?

Abbiamo scoperto che sembra esistere, eccome: una maggioranza significativa degli intervistati concorda sul fatto che i giovani spesso affrontano un trattamento meno favorevole rispetto ai lavoratori più anziani (circa il 57%). E l’opinione è più diffusa proprio nella fascia 18-34 anni.

Come vengono visti dunque i giovani all’interno dei luoghi di lavoro? Quali svantaggi e vantaggi, secondo gli intervistati, porta la loro presenza, e in che modo si può migliorare il loro rapporto con le aziende?

Overview dei risultati

Più della metà degli intervistati crede che la disparità esista: una maggioranza significativa degli intervistati concorda sul fatto che i giovani spesso affrontano un trattamento meno favorevole rispetto ai lavoratori più anziani. La somma delle risposte “È vero quasi sempre” (22,1%) e “È spesso vero” (34,5%) raggiunge il 56,6% (opinioni più diffuse tra i 18-34enni). Inoltre, una parte considerevole (27,2%) ritiene che la disparità sia presente anche se solo in una minoranza di aziende. Solo una minoranza (16,2%) nega la disparità, ritenendo che i giovani semplicemente non comprendano la realtà lavorativa.

La presenza di giovani lavoratori in azienda secondo gli intervistati può portare ad avere più vantaggi che svantaggi. Innanzitutto, i giovani lavoratori portano competenze tecnologiche e capacità di innovazione; inoltre, la loro presenza contribuisce a un clima di lavoro più positivo (29,7%) e migliora la capacità dell’azienda di comunicare, di “parlare” a tutti (giovani e meno giovani) (27,8%).

C’è chi però guarda anche l’altro lato della medaglia: risorse giovani in azienda potrebbero anche provocare risvolti non sempre felici dal punto di vista economico (es. processi rallentati per la poca esperienza, rischio di abbandono del posto di lavoro, necessità di investire tempo e risorse per la formazione oltre il percorso di studi, 46,4%) e relazionale (44,3%). Su quest’ultimo aspetto, in particolare, le problematiche rilevate sono: difficoltà nel rapporto con i meno giovani e contrasti con i superiori, perché le aspettative dei giovani non vengono ascoltate o non hanno una risposta soddisfacente per loro.

Come si può, dunque, ascoltare di più i giovani per costruire un ambiente di lavoro accogliente per tutti? I colloqui (indicati dal 59,3%), specie se di gruppo (44,4%), sembrano essere le attività più utili per migliorare il rapporto tra azienda e giovani e, dunque, la soddisfazione dei giovani lavoratori. Ma sono molto importanti anche le attività di team building (38,8%) o il mentoring con figure senior che possano guidarli e supportarli (35,6%).

Conclusioni

La presenza dei giovani in azienda è una risorsa preziosa, che porta con sé competenze, visione, capacità di innovazione. Ma il riconoscimento di questo valore richiede un ascolto autentico, capace di andare oltre gli stereotipi e le differenze generazionali.

Dare spazio alle loro aspettative, offrire strumenti di confronto, mentoring e dialogo strutturato non è solo una questione di retention: è una scelta di cultura. Una cultura organizzativa che mette al centro le persone e che, proprio per questo, guarda al futuro con responsabilità e visione.

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